
“Elegante”: viene dal latino “eligere”, cioè scegliere. L’eleganza, dunque, consiste nella capacità di scegliere da un insieme di cose quelle che, una volta messe insieme, risultino belle e piacevoli. Ciò significa che l’eleganza non dipende solo dalla qualità estetica delle singole cose che scegliamo ma anche dal rapporto che scegliamo di stabilire tra di loro. Possiamo scegliere le cose in se stesse più belle ma combinarle tra di loro in modo tale che appaiano volgari, insignificanti o decisamente brutte. Se l’eleganza è un saper mettere in relazione, allora abbiamo a che fare essenzialmente con un’arte. L’eleganza è un’arte combinatoria.
Forse avrete notato che finora non abbiamo parlato di abiti. Non è un caso. Noi di Gae’s, infatti, intendiamo l’eleganza in senso più ampio dell’abbigliamento. Certo, sono i vestiti la nostra passione e ciò con cui facciamo eleganza. Tuttavia, se quest’ultima è l’arte di saper mettere in relazione la parte con il tutto, allora per noi è anzitutto la persona il centro della relazione. Quando qualcuno entra nel nostro negozio e ci domanda qualcosa di elegante, prima di rivolgerci automaticamente a questa o quella griffe, a questo o quel capo, guardiamo chi abbiamo davanti e ci chiediamo: cos’è elegante rispetto a questa persona? L’abito che ho in mente è davvero per lei?
Un vestito può anche essere in se stesso elegante, ma il punto è che i vestiti non esistono in se stessi, sempre che non si voglia considerarli opere d’arte (cosa pur possibile), e il nostro non è un museo; il nostro è un negozio e allora in un negozio i vestiti non esistono in se stessi, esistono per le persone, sono in funzione delle persone. Se pensassimo che a una domanda di eleganza bastasse rispondere con un capo qualunque purché elegante, riterremmo il capo superiore alla persona che dovrà indossarlo, subordineremmo la persona al vestito. Un modo di pensare, questo, davvero poco elegante…