Il lavoro di Erica ci ricorda quel paradosso del tale che va al mercato e sul banco del fruttivendolo legge la scritta: “Quattro mele per tre soldi”. Allora, il nostro eroe si rivolge al fruttivendolo e con aria disinvolta gli dice: “Quattro mele per tre soldi significa tre mele per due soldi, due per un soldo e una per niente. Ne prendo una, grazie”. Erica è addetta proprio al confezionamento di simili paradossi commerciali. La sua è l’arte del comprare, cioè una forma di matematica creativa. Detta in parole povere, Erica è la persona che acquista dalle case di moda gli abiti che poi esponiamo nel nostro negozio.

E certo, tante volte non vorremmo essere nei suoi panni, perché i modi in cui la malizia umana si insinua nei numeri e li piega alle proprie attese sono notoriamente sconcertanti e crudeli. Da un lato, il budget, sfinge inesorabile che inchioda fantasia e desiderio ai limiti della realtà. Dall’altro, i rappresentati dei vari marchi, che sono sostanzialmente venditori e la cui missione è quella di accaparrarsi la più grande fetta possibile del suddetto budget, solleticando proprio fantasia e desiderio. Nel mezzo, Erica.

Trovate strano che dallo scontro di questi vincoli brutali possa scaturire la bellezza che trovate da Gae’s? No, non è strano. È come il bravo poeta che scrive in modo tale che l’accento dell’ultima parola cada sulla decima sillaba del verso. Un vincolo millimetrico e apparentemente oppressivo che pure ha permesso di tirar fuori cose egregie del tipo: “Nel mezzo del cammin di nostra vita”. Se comprare è anche un po’ comporre (comporre, ad esempio, interessi divergenti), ecco allora un altro modo per spiegare che lavoro fa Erica da Gae’s: Erica compone endecasillabi.